La Giudea
Situata nel quadrante nord-ovest del centro storico, è un magnifico e raro caso di quartiere ebraico aperto mai stato ghettoLa presenza ebraica a Fondi è documentata dalla tarda età repubblicana/romana; le evidenze più rilevanti, a tutt’oggi visitabili, risalgono al medioevo. Il rabbino Elio Toaff durante una visita ha spiegato: “Il quartiere ebraico che ancora oggi, malgrado non ci siano più ebrei a Fondi, viene chiamata la Giudea, non è mai stato un ghetto. Ma un quartiere della città come tutti gli altri. Aperto al traffico cittadino e dove ebrei e cristiani vivevano in perfetto accordo. Ma, una cosa mi preme far notare e cioè che gli ebrei di Fondi costruirono la loro Giudea tenendo presente le regole della topografia ebraica. Quelle scalette che scendono dalle case nel gran cortile, i cunicoli che mettono in comunicazione una casa con l’altra sono tutte previste nei testi tradizionali ebraici e ispirati a motivi di carattere rituale e anche di sicurezza”.
L’operatività e prosperità della comunità ebraica creava un indotto che facilitò la perfetta integrazione tra due culture diverse.
Questo fenomeno è leggibile nella struttura dell’impianto urbano, in quanto un quartiere ritagliato all’interno di un’insula ospitava una rappresentanza ebraica che si trovava a convivere con un tessuto sociale diverso per censo e religione senza elementi fisici come porte e recinti, simboleggianti rottura o frattura tra i due mondi.
Questo fenomeno è leggibile nella struttura dell’impianto urbano, in quanto un quartiere ritagliato all’interno di un’insula ospitava una rappresentanza ebraica che si trovava a convivere con un tessuto sociale diverso per censo e religione senza elementi fisici come porte e recinti, simboleggianti rottura o frattura tra i due mondi.
Una vera zona artigiana specializzata: “Operavano gli ebrei in un rione della nostra città, “l’Olmo Perino” il quartiere che ancora oggi porta il tradizionale nome di “Giudea”; (…) il quartiere era considerato, dopo la piazza maggiore di Fondi (piazza di Santa Maria) il luogo più ragguardevole. Le copie, infatti, delle denunzie destinate ai forestieri irreperibili, ai quali non poteva essere consegnata la notifica, venivano affisse presso la Porta o alla Piazza o anche all’Olmo.
(…) Le attività che gli ebrei svolgevano anche nella nostra città erano di ordine industriale e commerciale. Per l’industria del lino e della canapa avevano ampie tenute. (…) Per la lavorazione delle stoffe che immettevano in commercio in svariati colori ne detenevano il monopolio. Le loro tintorie erano sì attive da richiamare l’attenzione dell’Università a regolare lo scarico delle acque di rifiuto fuori le mura della città”. (FORTE 1998, pp. 625-627).
La Sinagoga, che attualmente ospita il Museo della Cultura Ebraica, è anche nota come “Casa degli Spiriti”. Secondo la leggenda popolare ancora oggi vivissima, non è mai stata abitata per lungo tempo poiché qualsiasi inquilino è dovuto fuggire, disturbato o impaurito da rumori strani come crolli di muri, scricchioli di pavimenti e folate improvvise di vento nelle stanze.