Francesco Latilla sarà nuovamente solo sul palcoscenico. Ad accompagnarlo saranno gli sprazzi di luce nella penombra dell’incantevole location storica e l’immancabile microfono che, alimentato dalla sua voce, fungerà da amplificatore dell’anima dei personaggi. L’evento, il primo della stagione dedicato al prolifico autore di Boston, famoso per le attività intrise di mistero e analisi dell’irrazionalità, è organizzato da “La cinearte produzioni” con il patrocinio del Comune di Fondi.
Per saperne di più sul recital
“Lavorare sulla base delle opere di uno scrittore e poeta così articolato, oltre che affascinante, è stato davvero complesso – spiegano i fratelli Latilla – forse addirittura più complesso rispetto ad altre precedenti rappresentazioni su Dante andate in scena negli ultimi due anni. In questo caso la difficoltà è data dalla scrittura in prosa che focalizza il racconto dal punto di vista del narratore e quindi dell’assassino.
Per noi – proseguono – il teatro è stato il primo amore. Siamo fondamentalmente nati sulle tavole del palcoscenico. Questa genesi, che poi ci ha condotto alla macchina da presa, in realtà si è rivelata profondamente concreta e profetica perché, proprio grazie alla base che ci ha fornito, è stato meno difficile ideare una struttura drammaturgica, anche se in chiave cinematografica, e avere un minimo di approccio con gli interpreti. Sicuramente la nostra visione di teatro si discosta da buona parte della produzione nazionale odierna: essendo legati ad una dimensione sognante ed epica, eroica e popolare allo stesso tempo, siamo sicuramente molto più vicini a maestri come Carmelo Bene e Giorgio Strehler nonostante fossero agli antipodi. Rimanendo in ambito nazionale, invece, possiamo dire che non mancano riferimenti viscontiani o comunque ad una concezione di teatro fatto di maschere, oggetti magici, tradizioni, rimembranze e sogni. Il teatro, così come il cinema, è una dimensione altra in cui la componente onirica prende forma e dà vita ai personaggi. In questo caso, trattandosi di Poe, parliamo soprattutto di incubi che non afferiscono a quelli che riteniamo in nostri interessi artistici ma, allo stesso tempo, ci affascinano per quanto riguarda l’ignoto. Vediamo l’arte come una porta che conduce a strade misteriose al di fuori del tempo ed è anche per questo se amiamo analizzare le complessità dell’Io e compiere viaggi letterari per certi versi psicoanalitici e magici, per dirla in maniera junghiana. In conclusione, attraverso queste due forme d’arte, il teatro ed il cinema, cerchiamo quell’eterno ritorno, tanto amato dagli antichi greci, alla tradizione e non al tradizionale, che è un’altra cosa”.
Adattamento dei testi e regia del recital “Accadde una notte” a cura di Francesco e Gianmarco Latilla.
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Fonte: comunedifondi.it