Luigia Gonzalez, Presidente del Lions Club, seguiranno i saluti dell’Arcivescovo di Gaeta Mons. Luigi Vari e del sindaco di Fondi Beniamino Maschietto. Presenta le poesie il dott. Gino Fiore; presenta il saggio storico la prof.ssa Maria Ilaria Parisella. Il prof. Nicola Zambigli interverrà con una recensione sul libro.
Testi e scritti di Don Luigi Mancini
Dopo aver scritto un pregevole saggio sul “Crocifisso nell’arte medioevale e rinascimentale”, l’autore si è occupato di “Santi e dei luoghi di culto nell’Archidiocesi di Gaeta”, di monaci “Sant’Onorato e Fondi del suo tempo”, di “Preti di ieri, a Fondi e d’intorno”. Eccolo ad interessarsi dei briganti, una categoria di persone di cui pochi parlano.
Banditi e Briganti nello Stato Pontificio
Con la sua raccolta di poesie Don Luigi Mancini porge all’attenzione del pubblico le sue vicende autobiografiche in chiave poetica. Con l’interessante ricerca sul “Brigantaggio nello Stato Pontificio” l’autore ricostruisce un lungo tratto storico compreso tra gli anni di Sisto V (1500) e l’era l’napoleonica, precisamente fino all’Anno Santo 1825, quando in seguito all’uccisione dei più pericolosi capobanda, alla resa di molti briganti per l’amnistia promessa in occasione dell’Anno Santo, il capitolo della malavita organizzata sembrò terminato. Il testo non affronta invece il tema del brigantaggio dopo la caduta del Regno di Napoli in quanto l’autore ritiene che il brigantaggio post unitario sia stato ampiamente trattato a motivo delle connotazioni reazionarie, collegate alla lotta sociale del Mezzogiorno, invaso da “potenza straniera”. In appendice, per completare il discorso, è stata aggiunta una pagina sul brigantaggio nel Sud, in particolare sul tema dell’occupazione sabauda del Regno delle Due Sicilie.
La ricerca mette in evidenza il ruolo delle nobili famiglie romane nel proteggere i briganti, nell’ospitarli nei propri palazzi e nelle tenute nell’agro romano, ricevendo in cambio inconfessabili servizi. Il brigantaggio non è una pagina esaltante della storia, ma non può essere ignorato nello “Stato Pontificio” né in altri Stati. Non può essere ignorato perché è una piaga sociale che si rinnova ai nostri tempi nelle organizzazioni di male affare. Si potrebbe dire che è un male endemico della società. Andrebbe curato con sistemi preventivi e non solo repressivi. Il brigantaggio ebbe origine dalla miseria; trovò spazio nell’inerzia dell’autorità papalina, per cui si sviluppò in molti la tentazione di farsi giustizia da sé. Il territorio in cui le bande concentrarono le loro imprese fu la fascia di confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie, una terra di nessuno, in cui i malviventi si nascondevano. Ai nostri giorni, per attualizzare l’argomento, la malavita opera su tutto il territorio nazionale ed è palesemente occultata nel mondo degli appalti.
In seguito allo studio della criminologia e del diritto penale, si distingue la delinquenza comune dalle organizzazioni malavitose che, nelle cronache, sono denominate: mafia dell’Est, mafia sovietica, cinese, albanese, siciliana, americana, cosa nostra, camorra napoletana, ‘ndragheta calabrese, sacra corona unita pugliese, malà francese.
Con alcune considerazioni don Luigi fa notare la differenza fra i briganti professionisti del tempo ed i briganti occulti di ieri e di oggi, quelli dei colletti bianchi. Le considerazioni sugli inaccettabili metodi repressivi impiegati dai Sovrani Pontefici contro i briganti ci fanno pensare che taluni papi dimenticarono di essere Vicari di Cristo e furono soltanto “Sovrani” dello Stato Pontificio. Il libro di 300 pagine è arricchito da 100 illustrazioni tra ritratti dei papi e dei personaggi, squarci di paesaggi in cui operarono i briganti e pertanto offre un’avvincente lettura ed interessanti informazioni storiche. Le fotografie sono state scattate da Vincenzo Bucci.
L’evento gode del patrocinio del Comune di Fondi.
Fonte: comunedifondi.it